sabato 10 settembre 2016

Exercises on Foucault

Residenza Artistica Case Sparse, Malonno (Bs) 2016

ambiente: installazione e suono

Il cuore del lavoro è dichiarato sin dall’inizio dal titolo: “Exercises on Foucault”
Il punto di partenza è il testo “Sorvegliare e punire” che ho voluto incarnare, partendo da un dato biografico, riemerso durante la lettura: sono una mancina corretta.

Durante il periodo di Residenza, ho messo in atto un esercizio mirato, costante e regolare con l’obiettivo di recuperare l’uso della mia mano sinistra trascrivendo parti del testo, che sentivo profondamente connesse al tema del controllo e della messa a norma del corpo. 
Desideravo trovare un’identità tra testo ed azione.  
Il corpo, l’esercizio e la punizione, il controllo sono i temi fondamentali del libro.




































Ho prodotto un quaderno dalla scrittura infantile e ho fissato al muro -sopra la scrivania dove ho lavorato- il primo tentativo goffo e storto. 





Lentamente, la stanza in cui ho dormito e lavorato ha assunto i tratti della cella di un convento, di un collegio o di una prigione, vuoi perché si tratta di una camera  angusta con un una piccola finestra, vuoi per la consapevolezza che lì vi si è svolto un esercizio assiduo e costante.  


































Per rendere palpabile l’esercizio, ho utilizzato il suono della scrittura sia destra che mancina, rielaborato da E. Milanesi in un crescendo distorto che evidenzia il conflitto e il continuo alternarsi di parti del corpo alla ricerca di una relazione l’una con l’altra. Il pavimento in legno assorbiva e 
diffondeva vibrazioni non udibili ma anche percettibili con la pianta dei piedi.







































Sulla tenda d'accesso alla stanza, ho ricamato la frase La sola cerimonia veramente importante è quella dell’esercizio, estrapolata dal libro.
Essa ci instilla in qualche modo il dubbio che il potere che abbia come unico fine quello dell’esercizio di se stesso.
“Esercisse on Foucault” è il risultato di un approccio soggettivo, è la possibilità che ho voluto dare al testo di farsi corpo, di farsi esperienza, di calarsi nella mia storia individuale.






























Ph. L. Littarru, E. Milanesi