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Monica Carrera
ArtWorks&Projects
domenica 8 gennaio 2023
lunedì 25 novembre 2019
Per una geografia erratica delle nuvole (o del diritto nomadico degli esseri viventi). Del confine.
"Non ora non qui#2", Bianco//spazio espositivo, Brescia 2019
opera segnalata dalla giuria e pubblicata sul catalogo nella sezione "Fotografia", Combat Prize, Livorno
stampe fotografiche, filo da cucito
Il lavoro si compone di due capitoli, che trovano espressione in gruppi di immagini. Allude a una delle opere più monumentali -benchè immateriali- realizzate dall’essere umano: i confini, ossia la divisione più o meno arbitraria dello spazio che, nel momento in cui lo misura, lo definisce. Eppure tali definizioni non sono permanenti ma subiscono variazioni nel tempo: sono come ricami effimeri e arbitrari sulla superficie della terra, a cui tuttavia sono attribuiti potere assoluto e valore innegabile. A volte ne seguono la conformazione, altre ancora sono stabiliti da chi detiene il potere dominante. Ora sono barriere più o meno osmotiche a seconda di chi sia il soggetto che le attraversa.
Nel secondo gruppo di immagini che ha per titolo "Del Confine"vengono tracciati dei confini in maniera del tutto arbitraria in situazioni quotidiane o effimere. Decontestualizzandolo l'azione il tracciato se ne evidenziano i possibili effetti e le anomalie.
giovedì 28 giugno 2018
Perspectives: looking at your own problem, looking at somebody else's problem
"Non ora non qui", Bianco//spazio espositivo, Brescia
stampa fotografica, argilla, spine di rosa, lino e juta
L'opera indaga la distanza tra sé e l’altro, utilizzando il rapporto con il dolore non mediato dal linguaggio: la mia pelle, la tua pelle. Il mio problema, il tuo problema. Essa si rifà ad un linguaggio primitivo per esprimere ciò che da sempre caratterizza l'essere umano: la propria singolare percezione del mondo, in relazione a quella altrui. dalla negoziazione di queste due prospettive trova origine la relazione con l'altro.
argilla, spine di rosa, lino e juta |
stampa fotografica, 70 cm x 50 cm |
mercoledì 27 giugno 2018
Sudare
"Non ora non qui", Bianco//spazio espositivo, Brescia
Terra rossa dalla cava di Roussillon, lino
Questo lavoro è stato realizzato appositamente per la mostra "Non ora non qui" e vuole essere parte di una riflessione in merito al bisogno o meno che l'uomo contemporaneo ancora ha di rifarsi al primitivo, di una magia concreta, di uno sguardo privo il più possibile di sovrastrutture.
Anche oggi non siamo altro che uomini primitivi alle prese con una giungla diversa: il problema della sopravvivenza permane e la sua caratteristica principale è la non gratuità. Nasciamo con la pancia vuota e questo è il nostro motore.
sabato 10 settembre 2016
Exercises on Foucault
Residenza Artistica Case Sparse, Malonno (Bs) 2016
ambiente: installazione e suono
Il cuore del lavoro è dichiarato sin dall’inizio dal titolo: “Exercises on Foucault”
Il punto di partenza è il testo “Sorvegliare e punire” che ho voluto incarnare, partendo da un dato biografico, riemerso durante la lettura: sono una mancina corretta.
Durante il periodo di Residenza, ho messo in atto un esercizio mirato, costante e regolare con l’obiettivo di recuperare l’uso della mia mano sinistra trascrivendo parti del testo, che sentivo profondamente connesse al tema del controllo e della messa a norma del corpo.
Desideravo trovare un’identità tra testo ed azione.
Il corpo, l’esercizio e la punizione, il controllo sono i temi fondamentali del libro.
Ho prodotto un quaderno dalla scrittura infantile e ho fissato al muro -sopra la scrivania dove ho lavorato- il primo tentativo goffo e storto.
Lentamente, la stanza in cui ho dormito e lavorato ha assunto i tratti della cella di un convento, di un collegio o di una prigione, vuoi perché si tratta di una camera angusta con un una piccola finestra, vuoi per la consapevolezza che lì vi si è svolto un esercizio assiduo e costante.
Per rendere palpabile l’esercizio, ho utilizzato il suono della scrittura sia destra che mancina, rielaborato da E. Milanesi in un crescendo distorto che evidenzia il conflitto e il continuo alternarsi di parti del corpo alla ricerca di una relazione l’una con l’altra. Il pavimento in legno assorbiva e
diffondeva vibrazioni non udibili ma anche percettibili con la pianta dei piedi.
Sulla tenda d'accesso alla stanza, ho ricamato la frase “La sola cerimonia veramente importante è quella dell’esercizio”, estrapolata dal libro.
Essa ci instilla in qualche modo il dubbio che il potere che abbia come unico fine quello dell’esercizio di se stesso.
“Esercisse on Foucault” è il risultato di un approccio soggettivo, è la possibilità che ho voluto dare al testo di farsi corpo, di farsi esperienza, di calarsi nella mia storia individuale.
Ph. L. Littarru, E. Milanesi
venerdì 8 gennaio 2016
ISTANTANEE (t →∞) #2
Progetto Tangram // Spazio per le arti, Brescia
Opening 11 Dicembre 2015videoistallazione, 7 monitor a tubo catodico, video loop
La
videoinstallazione in mostra presso progetto Tangram appartiene a una serie di
opere che, agendo sul doppio binario della dimensione pubblica e privata,
riflette sullo spazio interiore del singolo rapportato al suo vivere in mezzo
agli altri.
Il
progetto “ISTANTANEE (t →∞)" nasce
dalla fascinazione per la storia della prima fotografia, quando per scattare un
ritratto era necessaria una posa molto lunga e da una serie domande su ciò
che mostriamo sulla nostra superficie più
visibile: il viso (lat. visum, part.
pass. verbo Video, ciò
che è visto).
Partendo
da questi presupposti - diversi, ma facilmente sovrapponibili in una serie di
implicazioni reciproche - si chiede a sette persone di posare di fronte alla
macchina fotografica e di offrire il loro migliore sorriso, mantenendolo il più
a lungo possibile, come se fossero di fronte a un apparecchio di fine
Ottocento. Tuttavia, anziché essere immortalate da un singolo scatto, sono
state riprese, in modo da cogliere nel tempo le variazioni delle singole espressioni
facciali.
Sul
loro viso si sono avvicendate infinite micro-espressioni, passando - in alcuni
casi - dal riso al pianto. Creano un vero e proprio racconto composto da un
inizio, uno svolgimento e una fine.
I
volti si sono trasformati in maschere mobili sulle quali, loro malgrado, si
proiettano in un continuum fluido
tutte espressioni che sfuggono al controllo.
La
disposizione corale dei monitor in mostra mette in relazione il singolo
individuo con la pluralità, mostrando ciascuno racchiuso nel proprio sforzo,
pur abitando tutti lo stesso spazio.
ll
titolo rimanda allo studio dei limiti in matematica: cosa accade a y se il
tempo tende a infinito? Cosa accade se si costringe alla durata un gesto
spontaneo e immediato come un sorriso? Cosa accade a un individuo che entra in
relazione con gli altri?
ph. E. Milanesi
sabato 7 novembre 2015
Fa Ruggine#2
"Maybe we are the waves" a cura di S. Marcadent, Glogauer, Berlino
Fa ruggine#2 è un visual elaborato per la pubblicazione in copia unica "Maybe We Are The Waves" curata da Saul Marcadent e presentata negli spazi di GlogauAIR a Berlino. Si tratta di una riflessione post-residenza, un collage realizzato a partire da fotografie ritrovate in un vecchio archivio a Malonno che ritraggono famiglie e gruppi che sono partiti; sono intervenuta modificando lo sfondo dell'immagine con interventi pittorici, cambiandone il contesto a seconda della migrazione avvenuta.
Ho voluto ritagliare le persone dal luogo in cui è stata scattata la fotografia, successivamente ho dipinto per loro dei fondali esotici su cui infine li ho collocati.
Ho immaginato che chi partiva, soprattutto nei primi anni del Novecento, generasse in chi era rimasto fantasticherie di ogni tipo, poiché i luoghi di destinazione erano sconosciuti ai più. Vorrei quindi dare corpo a queste fantasie che le partenze generavano. Questo collage, così come quelli realizzati successivamente, è intimamente legato all’opera presentata in Residenza, come si evidenzia dal titolo stesso.
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